Impugnare un paio di “hashi” non è solo questione di tecnica: è un gesto che racconta millenni di cultura, rispetto e una filosofia del cibo che trasforma ogni boccone in un piccolo rituale.
Impugnare un paio di “hashi” non è solo questione di tecnica: è un gesto che racconta millenni di cultura, rispetto e una filosofia del cibo che trasforma ogni boccone in un piccolo rituale.

Impugnare un paio di “hashi” non è solo questione di tecnica: è un gesto che racconta millenni di cultura, rispetto e una filosofia del cibo che trasforma ogni boccone in un piccolo rituale.
Quando ordini sushi di qualità a Milano, non stai semplicemente ricevendo pesce crudo e riso. Stai aprendo una finestra su un mondo dove ogni dettaglio conta, dove la forma è sostanza e il modo in cui tocchi il cibo parla più di mille parole. Le bacchette – o hashi, come le chiamano i giapponesi – sono l'alfabeto di questo linguaggio silenzioso.
Le bacchette hanno radici antichissime: nate in Cina oltre 3000 anni fa, sono state poi adottate in Giappone e adattate alle esigenze della cucina locale. Quelle giapponesi, più corte e appuntite rispetto alle cinesi, rispondono a una necessità precisa: afferrare con delicatezza bocconi piccoli e compatti, come i nigiri e i maki, senza rovinarne la forma.
Il corretto utilizzo delle bacchette non è un’arte immediata, ma richiede pratica e controllo.
Dimentichiamo l'idea che sia "solo" una questione di coordinazione. Impugnare le bacchette è un gesto di armonia tra controllo e stile: la bacchetta inferiore resta ferma, appoggiata tra pollice e anulare, mentre l’altra, guidata da indice e medio, compie i movimenti corretti per pinzare il cibo.
All'inizio sembra impossibile. Poi, improvvisamente, il tuo cervello e le tue dita si adattano. E quando afferri quel primo nigiri senza farlo disintegrare, senti una piccola scintilla di trionfo!
In Giappone le bacchette sono considerate una sorta di estensione della mano e, per questo, il loro uso è regolato da un vero e proprio galateo.
Quando ordini sushi di qualità a Milano, non stai semplicemente ricevendo pesce crudo e riso. Stai aprendo una finestra su un mondo dove ogni dettaglio conta, dove la forma è sostanza e il modo in cui tocchi il cibo parla più di mille parole. Le bacchette – o hashi, come le chiamano i giapponesi – sono l'alfabeto di questo linguaggio silenzioso.
Le bacchette hanno radici antichissime: nate in Cina oltre 3000 anni fa, sono state poi adottate in Giappone e adattate alle esigenze della cucina locale. Quelle giapponesi, più corte e appuntite rispetto alle cinesi, rispondono a una necessità precisa: afferrare con delicatezza bocconi piccoli e compatti, come i nigiri e i maki, senza rovinarne la forma.
Il corretto utilizzo delle bacchette non è un’arte immediata, ma richiede pratica e controllo.
Dimentichiamo l'idea che sia "solo" una questione di coordinazione. Impugnare le bacchette è un gesto di armonia tra controllo e stile: la bacchetta inferiore resta ferma, appoggiata tra pollice e anulare, mentre l’altra, guidata da indice e medio, compie i movimenti corretti per pinzare il cibo.
All'inizio sembra impossibile. Poi, improvvisamente, il tuo cervello e le tue dita si adattano. E quando afferri quel primo nigiri senza farlo disintegrare, senti una piccola scintilla di trionfo!
In Giappone le bacchette sono considerate una sorta di estensione della mano e, per questo, il loro uso è regolato da un vero e proprio galateo.
Respira. Rilassati. Ecco la verità che ti farà sentire immediatamente meglio: i nigiri si possono mangiare tranquillamente con le mani, anzi, in molti ristoranti giapponesi è considerato normale e profondamente tradizionale. L'importante è farlo con grazia, capovolgendo delicatamente il pezzo per intingere solo il pesce nella salsa di soia (mai il riso, che si rovinerebbe).
Ecco perché se sei alle prime armi puoi mangiare con le mani mentre ti eserciti provando a sollevare piccoli oggetti, finché la presa non diventa naturale. Il segreto è muovere solo la bacchetta superiore, mantenendo l’altra ben salda.
Ordinare il sushi di alta qualità da AJI significa portare il Giappone nella tua casa. E quando impugni due semplici bacchette di legno, non stai solo mangiando: stai partecipando a un dialogo culturale che attraversa oceani e secoli.
Ogni nigiri afferrato con delicatezza, ogni maki sollevato senza pressione eccessiva, è un piccolo inchino di rispetto verso chi ha preparato quel cibo e verso una tradizione che considera ogni pasto un momento sacro.
Buon appetito. O, come dicono a Tokyo: itadakimasu: ricevo con gratitudine questo cibo.